02 Febbraio 2023

In un silenzio assordante, Il governo, la maggior parte dei politici e dei commentatori violano la nostra Costituzione, trascinandoci in un’adesione alla guerra che l’art. 11 proibisce. Noi vecchie femministe potremmo? dovremmo? chiamare le femministe più giovani e tutte le donne che condividono il nostro rifiuto di guerre e violenze a unirsi in un momento pubblico comune per denunciare, a chiare lettere e con forza, il baratro verso il quale stiamo rischiando di precipitare grazie a un’arcaica, primitiva e rovinosa concezione geopolitica che il patriarcato ha da millenni imposto all’umanità. 

L’Europa ha tradito se stessa e i propri ipotetici valori esaltando il ricorso alle armi come unica soluzione, invece di impegnare la propria forza per costruire intelligente mediazione e accettabili accordi. Al contrario ha soffiato sul fuoco, normalizzando l’idea che di fronte all’ingiusta violenza si possa rispondere solo con la guerra. Quante vite umane questo possa costare non è un elemento preso in considerazione dai “grandi” strateghi di cui il mondo oggi dispone. 

Ci fa orrore l’aggressione armata di un popolo contro un altro popolo e contro i civili, ma all’orrore non si può rispondere con un sacrificio senza limiti di vite umane. Questo concetto di eroismo è profondamente connesso alla bellicosa impostazione patriarcale e nazionalista che vuole sempre disegnare muri e confini utili agli interessi del potere di pochi. Uno stretto accordo fra i Paesi non direttamente coinvolti per promuovere da subito interposizione e trattative era l’unica speranza per porre fine al massacro. 

Chi davvero vuole che la guerra finisca? E chi invece vuole proseguirla all’infinito? Se davvero fosse la sacra difesa dei diritti e delle libertà a giustificare la guerra, ci chiediamo come mai esistano situazioni in cui questo non vale, dalla Palestina all’Afghanistan e a tanti altri luoghi in cui il più forte opprime con la violenza il più debole. 

L’aggressione all’Ucraina e l’incapacità o la non volontà di fermarla in modo non violento provano una volta di più quanto chi “sta in basso”, le popolazioni e i civili, siano massa sacrificabile per il potere capitalista che da sempre si nutre di guerre per affermare il proprio dominio. Sono i padri che mandano i figli a morire, come tanti studi antropologici ci hanno spiegato. 

Non sarà il tragico gioco delle guerre a cambiare le cose, ma una rivoluzione culturale che faccia finalmente uscire l’umanità dall’ideologia patriarcale intrisa di violenza. 

Diciamolo forte ancora una volta, almeno per costruire quella memoria che un giorno sarà preziosa. Ecco perché occorre parlare anche quando sembra inutile.

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Pensieri femministi sulla guerra, Floriana Lipparini (rete-femminista-no-muri-no-recinti)
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