di Chiara Robimarga

(testo raccolto da Marialuisa Bianchi al Seminario di scrittura autobiografica del Giardino dei Ciliegi,  29 marzo 2019)

Il pullman in mezzo al piazzale della Cittadella ancora vuoto. Anche questa volta siamo riuscite a riempirlo. E’ presto, da poco sono passate le 6 di mattina. Arriviamo alla spicciolata, parcheggiamo le macchine un po’ a caso, scendiamo e, mentre ci avviciniamo al pullman, ci riconosciamo ci sorridiamo ci abbracciamo, si vede che siamo felici. E siamo rumorose, la nostra energia è rumorosa. Anche questa volta intravedo sulla faccia dell’autista, tra una boccata e l’altra di sigaretta, un sorriso che sa tanto di: “e queste qui? Ma cosa credono di ottenere?”.

E sì che noi sappiamo molto bene cosa vogliamo.

Eccoci: una piccola marea di donne dagli occhi vivi e dai forti desideri, la marea che viene da Viareggio e che oggi si unirà a tutte le maree delle Case delle donne e dei centri antiviolenza italiani. Oggi manifestiamo, oggi è il giorno della nostra protesta, forte e pacifica. Giù le mani dalle donne, stiamo lavorando per una società più libera.

Salgo sul pullman e scelgo un posto a caso, ovunque mi siederò so che sarò accanto ad una compagna di lotta, ad un cuore che batte per tutte, ad una voce che ha voglia di dire la sua. Tutte noi oggi abbiamo deciso che nessun impegno era più importante di scendere in piazza e far risuonare le strade dei nostri canti e delle nostre proteste.

Lara, motivatissima dal giorno in cui è arrivata alla Casa, non perde un colpo, spara messaggi nelle chat a qualsiasi ora, due figli e un marito che ha votato Lega. Bravissima Lara, a tenere tutto e tutte insieme. Mi stupisco come in tutti questi anni non siamo riuscite a trovare il tempo per raccontarci di noi, ma no, non è vero, non mi stupisco, le priorità sono altre, e noi alla fine ci siamo raccontate tantissimo lavorando insieme.

La nostra Lara. Volantini e pezzi di stoffa rosa in una mano, chiede il microfono all’autista, che intanto ha messo in moto il pullman senza abbandonare la sua espressione sarcastica.

“Buongiorno a tutte e tutti!”, sì perché con noi c’è sempre anche qualche compagno, “ci siamo? Scusate ma la Francesca, la Francesca S. c’è??”. La vediamo arrivare, la Francesca S., c’è! Con una figlia piccola ci ha messo un po’, ma arriva, sorridente, con l’aria di chi scappa di casa per fare una bravata.

Ripasso del percorso del corteo, due o tre avvisi e poi Lara ci chiama a raccolta: ”Si provano gli slogan??” Certo che si provano, gli slogan. “Parti tu, Lara!” Dopo un tentennamento, perché un po’ timida Lara lo è, scandisce il primo: Sarete pochi e sempre meno, noi siamo per le famiglie arcobaleno! Ed è così, ci sentiamo forti e tante e tanti, sappiamo che in piazza troveremo migliaia di persone come noi e che di nuovo, come ogni volta, ci sentiremo parte di un mondo più giusto e più umano, al di sopra della politica dei partiti e delle idee ammuffite.

Passa il microfono a Ersilia. Ersilia, la nostra Presidente femminista. Quando le dico che ho scoperto che Ersilia era la più nobile e valorosa tra le donne che tentarono di riportare la pace fra Romani e Sabini, sorride. Sceglie il suo slogan: le vostre idee sono piene di rancore, non è questo il vero amore! E’ combattiva con ogni parte di sé, Ersilia, ed è anche dolce e piena di voglia di diffondere sentimenti d’amore. Al suo fianco Maria Luisa, anche lei in piazza come negli anni ’60, il primo sorriso che ho incontrato quando molto tempo fa mi presentai alla Casa. Amante dei buoni libri e del buon italiano che insegna da anni alle donne migranti. Legge uno slogan dal mucchio: pensate a proteggere le donne, e non a misurare la lunghezza delle gonne! E ride, perché Maria Luisa è seria e rigorosa ma le sue risate sono schioccanti e rumorose, sono risate risate.

Voglio bene a queste donne, penso, e mi sento grata di conoscerle e di essere lì.

“Tocca a me!”, eccola Elisa, la conosco meno, ma non importa, se dobbiamo risolvere qualcosa per la nostra Casa è un attimo, domanda risposta grazie un bacio. E’ riservata Elisa, un po’ schiva forse, ma quando prende in mano il microfono la sua voce è forte: Donne uccise dal marito “naturale”, in chiesa il matrimonio e il funerale! E per qualche secondo è come se tutte le donne, quelle che ogni giorno vengono picchiate torturate annientate solo per essere donne, che tutte le 1740 donne uccise in Italia negli ultimi dieci anni, fossero lì con noi. Siamo qui per loro, ci sentiamo loro. Siamo indignate, siamo incazzate nere. Nessuno dovrebbe avere il diritto di decidere della tua vita, mentre qui in Italia ogni tre giorni un uomo “deluso, geloso, fuori di sé” decide che è meglio che la moglie o l’ex moglie sparisca da questa terra. Scenderemo in piazza per tutte voi e per i vostri figli e figlie, vite interrotte, scollegate.

Il microfono arriva a Nila, una delle storiche. A volte ci si scontra con la Nila, ma è molto amata da tutte. Si rende disponibile come può, non si tira indietro. Burbera dal cuore grande. Siete ipocriti e conservatori, ma il mondo è pieno di colori! “E’ bellino questo”, commenta “non si può cambiare in “ma al mondo ci sono diversi amori”?”. E noi ridendo ci ribelliamo: “Nila nooo, così va benissimo!” e lei si ritrae “Va bene, non v’arrabbiate, era tanto per dire”. Mi piace la Nila.

Andiamo avanti ancora qualche giro. Ci passiamo il microfono, cantiamo, ci divertiamo. Poliziotti poliziotti che ci state a fare, a casa ci sono i panni da lavare! E ridiamo, su questo slogan ridiamo come matte!

Tocca a Daniela e poi a Chiara T. (peccato non abbia più tempo per la Casa, ma almeno è con noi in manifestazione!), Federica, Franca, Emma, Francesca P., Carla Giulia, Claudia, Ilaria, Eleonora, Lucia… Quante siamo! Devo dire che siamo tutte diversissime? Perché lo siamo davvero.

Il microfono torna in mano a Lara, la vedo dal fondo; alza il suo cartello e lo legge a voce alta nel silenzio appena ricomposto: Donne ogni giorno uccise e stuprate, e voi qui a sparar stronzate!

E di nuovo ci sentiamo così, perché mentre ogni giorno nelle Case delle donne, nelle case rifugio, le poche, nei centri antiviolenza, i pochi, si fanno i tripli salti mortali per accogliere le donne e tutto il resto, abbiamo a che fare con istituzioni ottuse, servizi sociali che rivittimizzano le donne, i congressi del Medio Evo. E tutto questo ci toglie energia e tempo, tantissima energia e tantissimo tempo. E allora lo ripetiamo perché ci sta: Donne ogni giorno uccise e stuprate, e voi qui a sparar stronzate!

Stiamo arrivando, e mentre iniziamo a vedere i pullman degli altri centri, il mio sguardo supera le teste delle mie compagne e arriva all’autista. La sua espressione è diversa, il sarcasmo è sparito.

Scendiamo e lo salutiamo. “Vi aspetto qui, alle 7. Se non mi trovate o avete problemi chiamatemi che ci mettiamo d’accordo”. Mi sembra quasi che in lui sia cambiato qualcosa, forse anche lui ha una moglie una figlia, sicuramente una madre.

A Verona in pullman. L’onda fucsia per i diritti delle donne

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