Presentazione del Convegno:

Quali corpi contano? Mappe di inclusione/esclusione e politiche di resistenza

8-9 dicembre 2023

La recente pandemia non ha messo in discussione la gerarchia dei corpi esistente, anzi l’ha evidenziata: il corpo di un siriano in un campo profughi o di un europeo benestante o di una donna in una baraccopoli a Johannesburg ad esempio non sono equiparabili. Anche finito il pericolo del virus, tutto è tornato come prima, anzi sono in aumento le frontiere territoriali e non, materiali o immateriali, statali o fisiche: tutti questi diversi confini punteggiano la superficie del mondo, che sempre più assomiglia a una zona di frontiera universale e onnicomprensiva, espressione della molteplicità dei rapporti di potere che si sviluppano nello spazio escludendo quei corpi che non contano a causa delle discriminazioni abiliste, di genere e sessualità, razza e classe.

Alcuni corpi sono marginalizzati, strumentalizzati, colonizzati, malrappresentati, invisibilizzati e zittiti nelle politiche e nell’immaginario dominante: i corpi di migranti, i corpi LGBTQ+ disabili/tati, i corpi non umani, i corpi razzializzati delle scrittrici afroitaliane, i corpi nella scuola, i corpi delle trans/femministe che chiedono una città diversa, accogliente e articolata secondo bisogni e desideri.

Se i modelli sociofamiliari conducono, ancora oggi, nel privato e non solo, a una spirale di sfruttamento, controllo, violenza, il corpo resta comunque un luogo di espressione del desiderio (Eve Ensler).
Dalle intra-azioni dei corpi emerge, per Barad, la nostra soggettività, la nostra agentività, la capacità di agire. I corpi sono assemblaggi formati da connessioni ricorrenti, necessarie per comporli e scomporli, performarli. Sono “carne sociale” che vive in relazione mediata e organica con l’ambiente. La materia, organica e inorganica, è in costante trasformazione attiva: performa, cambia, diventa con noi, come noi.

Se non riusciamo a trarre lezione dall’emergenza avvenuta per non essere più estrattor* ma rammendator* (Latour), tuttavia il compost come modello di pensiero critico interroga l’etica della ricerca, come la teoria della sacca di Le Guin si fa scrittura in precise ecologie e pratiche. Diritti e spazi, autodeterminazione e riconoscimento dell’interconnessione, liberazione, autorappresentazione e lotta per la giustizia sociale: è questo che rivendicano e praticano i corpi dai margini, perché non esistono, non devono esistere corpi invisibili e corpi che contano meno rispetto ad altri.

Perciò varie forme di resistenza si oppongono alle politiche e agli immaginari dominanti, e, come la scrittura, esprimono il desiderio di varcare e sabotare i confini, inventare idee, immagini e parole “che viaggiano lungo il corpo e si fanno eco nella mente di un qualcosa di diverso” che ancora non esiste (Anzaldùa).

Clotilde Barbarulli, Barbara Bonomi Romagnoli, Giada Bonu Rosenkranz, Elisa Coco, Pamela Marelli, Laura Marzi, Antonella Petricone.

Per informazioni barbarullim@gmail.com www.ilgiardinodeiciliegi.firenze.it

Quali corpi contano? Mappe di inclusione/esclusione e politiche di resistenza, 8-9 dicembre 2023
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